Capitolo 3 - Dopo la prima guerra mondiale
3.6 La querelle sulla proprietà dei locali della Soms
Abbiamo visto la delibera adottata dal Comune di Crocetta nel 1914, a proposito del fabbricato della Soms, ed abbiamo preso nota anche del “malinteso” verificatosi alla ripresa dell’attività scolastica nel 1920. E’ chiaro che qualcos’altro c’è dietro a questa vicenda, e riguarda senza alcuna ombra di dubbio la proprietà dei locali della Soms; il problema, anche se non sollevato apertamente, esiste ed i necessari approfondimenti apparivano solo rinviati.
Invece stranamente non si riscontra traccia alcuna di discussioni in merito, che invece ci sono state sicuramente, perché il 3 dicembre 1921 l’Amministrazione Comunale delibera di acquisire il fabbricato della Soms per l’importo fissato di 6000 lire.
Non si fa cenno nei verbali dei Consigli della Soms di discussioni o richieste di chiarimenti su questa importante questione, o di proteste o proposte di opposizione contro la delibera appena adottata. Sembra ancora più strano che una tale delibera sia passata con il totale silenzio della Soms perchè appare estremamente poco probabile che il Presidente, o qualche membro del Direttivo, non ne siano venuti in qualche modo a conoscenza.
L’Amministrazione Comunale, però, non dà subito corso alla delibera, segno che qualcosa si deve esser mosso a livello locale, ma anche da questo versante non si riscontra nessuna traccia di eventuali comunicazioni interlocutorie.
La conferma, però, che le cose fossero andate così, e cioè che ci furono dei contatti tra il Comune e la Società per chiarire gli aspetti connessi con la proprietà e l’uso della sede, arriva subito, perché a questo punto entra in scena, ancora una volta, il “tutore” della Soms, Elvidio Casellato.
Nella Società nessuno aveva le idee chiare e la disinformazione regnava sovrana, pur non scoppiando nessun caso pubblicamente perché, come abbiamo visto, nulla si ritrova agli atti.
Pur lontano da Crocetta, egli rimaneva sempre Presidente Onorario della Soms, inoltre conosceva bene lo stato delle cose, avendo vissuto direttamente, assieme ad Antonini, la vicenda nel 1914, e quindi è normale che il Direttivo della Società gli abbia chiesto notizie sul come fossero andati i fatti prima della guerra.
Egli inviò alcuni fogli manoscritti alla Soms, circa negli anni 1922-23, nei quali ricostruisce i fatti, una specie di memorandum sulle circostanze e soprattutto sulle motivazioni che li avevano originati, considerata la situazione allora esistente.
Abbiamo così modo di apprendere che il Canapificio Veneto, alias Andrea Antonini, avrebbe costruito la Sede della Società Operaia con una aula o sala annessa, alla condizione che l’Amministrazione Comunale avesse ceduto gratuitamente il terreno sul quale sarebbe sorto il fabbricato, nel momento in cui la Società avesse avuto una personalità giuridica propria che le consentisse di accettare in donazione dal Comune e dal Canapificio rispettivamente il terreno ed il fabbricato costruitovi sopra; per avere la forma giuridica adatta la Soms avrebbe dovuto darsi uno statuto e essere registrata secondo la legge n. 3818 del 15 aprile 1886, unica legge che disciplina le Soms ed ancora vigente.
Il progetto per la costruzione del fabbricato, approvato dal Comune in data 24 maggio 1914, fu concordato fra le parti, cioè il Comune ed il Canapificio, perché quel terreno era destinato alla costruzione di alloggio per dipendenti comunali; prevedeva infatti la costruzione di un alloggio al primo piano con entrata indipendente, che nulla doveva togliere allo spazio riservato alla scuola, la quale disponeva anche di una stanza al piano terra. La delibera vietava in modo tassativo di adibire i locali ad uso diverso dalla scuola, mentre invece l’accesso all’alloggio era sul fianco e tutto l’alloggio sarebbe stato al primo piano; invece la stanza al piano terra, vicina all’entrata, venne incorporata nell’alloggio, pare costruita in difformità al progetto generale. Ma questa era ancora la cosa meno grave.
Il manoscritto di Casellato definisce “un aborto” la delibera del 1914, che era stata così concordata per superare i controlli dell’autorità competente, prima che la Società avesse assunto personalità giuridica; inoltre l’affitto di lire 250 sull’alloggio avrebbe dovuto esser versato alla Soms e non al Canapificio.
Queste erano le condizioni, sostiene Casellato, contenute nella lettera inviata al Presidente della Soms dall’avvocato Vianello di Venezia per conto del Canapificio, cioè di Antonini, e note anche all’Amministrazione Comunale, per cui tutti allora sapevano che non appena la Società si fosse costituita in ente morale con personalità giuridica propria, la finzione di delibera fatta per comodo, avrebbe dovuto tradursi in un provvedimento diverso, secondo gli accordi privati contenuti in quella lettera.
Tutto ciò non era stato fatto solo per diletto, ma a fronte di impegni ben precisi presi a favore della Società Operaia, per non tradire, oltre che la memoria dell’uomo al quale era stata intitolata, gli impegni presi e lo scopo della donazione, che prevedeva anche l’intitolazione della Scuola di Disegno ad “Antonini e Ceresa”, fatto sul quale tutti più o meno concordavano, allora.
Purtroppo c’è un neo: Casellato nel suo manoscritto fa cenno al fatto che la lettera dell’avvocato Vianello non si trova più, e nessuno ricorda più le linee dell’accordo stipulato per facilitare la costruzione della scuola, e che erano state opportunamente messe per iscritto allora dall’avvocato di Antonini.
Secondo Casellato quindi, la delibera del 14 giugno 1914 addirittura non aveva nessuna validità, perché nel momento in cui era stata posta in essere la Soms non sarebbe stata in grado di accettare in donazione terreno e fabbricato, non avendo la veste giuridica prevista.
Egli consiglia dunque di chiedere l’annullamento della precedente delibera, proponendo al Comune di rifarne un’altra sulla base di questi presupposti, specificando chiaramente nella nuova delibera che la Scuola avrebbe diritto ad occupare tutti i locali al piano terra del fabbricato, anche quello arbitrariamente chiuso ed isolato dalla Soms, che sarebbe stato destinato ad ufficio e locale per le sedute, mentre il piccolo locale ora esistente dovrebbe esser stato previsto solo per il Presidente.
Si sarebbe inoltre dovuto riconoscere alla Soms il diritto di riscatto della parte di fabbricato ad uso alloggio, per la somma di lire 6.000, divenendo unico proprietario dell’intero fabbricato, ferma restando la destinazione di esso ad impiegati comunali, contro un fitto di 250 lire, aggiornate al valore corrente della moneta. Il Sindaco e il Presidente della Soms avrebbero dovuto esperire le pratiche per il passaggio del terreno in proprietà alla Società, che avrebbe potuto continuare lo sviluppo della scuola.
Nel dopoguerra non c’erano i membri del direttivo che si erano occupati direttamente, per la Soms, di questa vicenda, e quelli che c’erano probabilmente non erano completamente informati sui fatti; gli amministratori comunali non ricordavano, e comunque l’Amministrazione Comunale, in questo momento, certamente non aveva nessuna intenzione di privarsi di fabbricati o terreni; i responsabili del Canapificio erano immersi in altri problemi e la dirigenza presente a Crocetta , al pari di tante altre persone, nulla sapeva sulle vicende antecedenti alla guerra. Questo il quadro.
Non si trova più la lettera dell’avvocato Vianello, e qui, se è vero che questa lettera è esistita, la Soms o Antonini avrebbero dovuto premurarsi di farla pervenire formalmente al Sindaco, coinvolgendolo in qualche modo e vincolandolo in misura maggiore a questo impegno. Inoltre Casellato non è presente in loco, ma soprattutto non c’è Antonini che, come abbiamo visto, se n’è andato da Crocetta ed ha lasciato il Canapificio: con lui presente le cose non sarebbero sicuramente andate così.
Il memorandum di Casellato non produsse effetti tangibili sullo sviluppo della questione, ma rimane però una testimonianza molto plausibile di come si sarebbero dovuti svolgere i fatti perché, conoscendo Antonini, mai e poi mai avrebbe costruito la sede e la scuola della Soms con un alloggio per dipendenti comunali, per poi lasciarli gratis al Comune!
Nel libro dei verbali del Direttivo della Soms, in data 3 gennaio 1925, la soluzione all’intricata questione, avvenuta alla fine del 1924, venne resa nota con quattro scarne parole “…in seguito ad accordi tra la ditta Canapificio ed il Comune, che è diventato proprietario del fabbricato,”…
Il 19 dicembre 1924, senza altre discussioni in merito e senza altri indugi, una volta rintuzzati abbastanza agevolmente e senza clamore i tentativi di ridiscutere la delibera del 1914, in funzione di non consentire l’attuazione della delibera del 1921, l’Amministrazione Comunale dà corso a quest’ultima delibera, procedendo all’acquisto dell’immobile. Tra il segretario comunale Zerantola Luigi, e l’ing Federico Puricelli, Direttore del Canapificio, si stipulò il contratto di vendita al Sindaco Alessandro Facchinello per conto del Comune di Crocetta del Montello, del fabbricato adibito ad uso scuola d’arti e mestieri ed abitazione di un impiegato, sul terreno di proprietà del Comune, per la pattuita somma di Lire 6000, facendo riferimento ovviamente alla delibera del 1914.
Secondo quella delibera questa cifra corrispondeva al solo costo dell’alloggio, quindi la proprietà del fabbricato della Soms fu acquisita gratuitamente dal Comune!, il quale corrispose la somma di 6000 lire al Canapificio. Ahimè, perché non si trovò più la lettera dell’avvocato Vianello?
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