Capitolo 2 - La Società Operaia di Mutuo Soccorso a Crocetta Trevigiana
2.1 L'idea del Canapificio
Questa è dunque la situazione socio ambientale in cui si inquadra l’evento che sarà determinante per la nascita di Crocetta e della Società Operaia di Mutuo Soccorso.
Nel comune di Cornuda c’è una filanda che dal 1870 funziona a Nogarè per circa quattro-sei mesi all’anno, accanto alla quale si sviluppa l’allevamento del baco da seta nelle famiglie; a Ciano c’è una fiorente attività di lavorazione del vimini ed una notevole produzione di attrezzi in legno, ma tutto ciò non ha rilevanza decisiva nell’ambito di una popolazione numerosa e composta in genere da poveri, che hanno bisogno di qualsiasi cosa. Come abbiamo visto ci sono i bisnenti, soprattutto a Ciano ma anche a Rivasecca, e poi c’è anche il Brentella con una enorme massa d’acqua; questi due “fattori” sono visti da qualcuno con occhi ben diversi da come li vede e considera la popolazione normale, cioè potrebbero essere considerati due elementi estremamente favorevoli per l’avvio di un opificio.
A Venezia un industriale possidente, che gestiva una corderia, attraverso Marcato GioBatta di Crocetta, conosciuto al mercato di Treviso, un giorno viene qui a verificare com’è la situazione e ne rimane convinto: la forza lavoro c’è, ed abbondante, e spera naturalmente di poterla avere a basso costo, la forza motrice si può ricavare da quell’acqua, anche abbondante, che scorre attraverso il paese, basta dunque ottenerne la concessione di sfruttamento. Anche i capitali necessari non sono un problema e si possono considerare già a disposizione: parte del patrimonio della sua famiglia e di quella di Pacifico Ceresa vengono unite dal matrimonio tra Andrea Antonini e Teresa Ceresa, e con l’apporto di un terzo socio, Zorzetto, prende corpo ben presto l’idea della costruzione di un opificio per la lavorazione della canapa che diventerà una leggenda per la provincia di Treviso: iniziata la costruzione del fabbricato nel maggio1882, la produzione parte esattamente un anno dopo, nel maggio1883. Antonini dovrà reclutare operai, e soprattutto operaie, dapprima dai paesi intorno a Crocetta, ma sempre più anche da tutti i paesi circonvicini, da Bassano a Castelfranco, da Valdobbiadene a Cison di Valmarino, Pieve di Soligo, Farra di Soligo, Sernaglia, Moriago, da Nervesa e lungo il Montello… nel 1908, dopo 25 anni di funzionamento, il Canapificio conta ben 2800 operai! [7]
Non fu facile l’avvio dell’attività, più volte Antonini si lamentò con le autorità, delle difficoltà incontrate per inserire nel ciclo produttivo i locali, che erano refrattari alla disciplina ed all’impegno continuo, o si lamentava per la scelta troppo frettolosamente fatta a favore della forza dell’acqua piuttosto che a favore del vapore, certamente meno caro e di più facile impiego, ma ormai il dado era tratto.
Certo è che i salari corrisposti agli operai furono definiti da miseria, ma per coloro che erano stati abituati a vivere alla giornata, senza risorse e denaro, il poter disporre di una cifra mensile era pur sempre un evento, ed Antonini ne fu sempre consapevole: la fabbrica, le abitazioni per i suoi operai crebbero continuamente, creò una filanda, una fornace di mattoni e per il paese di allora erano imprese incredibili, e magari lo furono anche, in un certo senso, e la protesta di chi si lamentava poteva anche non esser del tutto capita. Bisogna forse attribuire ad Antonini una certa dose di buona fede, come per altri imprenditori, che se da un lato non corrispondevano alti salari, dall’altro pensavano a mettere a disposizione dei propri operai alloggi e servizi, oltre che investire nell’ampliamento e potenziamento dello stabilimento.
Tutto ciò contribuì sicuramente a tenere gli operai in soggezione per lungo tempo: chi avrebbe potuto investire di più, cioè investire denari suoi, per dare lavoro e benessere ai cittadini di Ciano e Rivasecca? Molti mugugni per i salari bassi, ma anche per il comportamento libertino del padrone e di molti capi, furono così soffocati e per il 25° anno di funzionamento del Canapificio ci fu l’apoteosi per il benefattore, che volle festeggiare anche il suo Cavalierato con un megapranzo sul terreno che poi diventerà campo di calcio, assieme a tutte le sue maestranze, appunto circa 3000 dipendenti, comprendendo anche quelli delle filande.
Ma che non fosse tutto oro ciò che luccicava lo si potè capire cinque anni dopo, nel luglio del 1913, quando una protesta scoppiata per motivi apparentemente non gravi, si trasformò in uno sciopero durissimo che durò 20 giorni, e sovvertì tutti i canoni di giudizio in vigore fino ad allora nel mondo del lavoro di Crocetta.
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