COME ARRIVARE A CROCETTA DEL MONTELLO

PELLEGRINI E OSPITALITA' NELLA MARCA TREVIGIANA Scarica comunicato stampascarica comunicato stampa

La mostra di Feltre, il Medioevo delle Dolomiti, svoltasi qualche anno fa presso il Museo Diocesano è stata illuminante per conoscere l’antica viabilità e la rete di hospitali in territorio feltrino e bellunese. “Strade e motels” di un tempo quando per le valli alpine si viaggiava a piedi, nei casi più fortunati, accompagnati da un mulo.
In questo contesto si configura un viaggiatore particolare, il pellegrino. Per la verità i primi pellegrini si muovono pochi secoli dopo la morte di Cristo e il fenomeno religioso che si diffuse in tutto il mondo occidentale è da attribuire alla liberalizzazione della religione cristiana a cura di Costantino nel 313 d.C.
Le tracce degli antichi percorsi in territorio montagnoso si sono conservate meglio che nella pianura. Eppure i segni della devozione esistono lungo ogni via, basta cercarli. Nella pianura trevigiana si incrociavano le vie dell’est con quelle del nord e possiamo ben immaginare anche quali fossero le destinazioni dei pellegrini. La prima meta in assoluto è Gerusalemme, per raggiungere il sepolcro di Cristo, e uno dei passaggi obbligati è Venezia. Da qui si può salire sulle galee e percorrere l’itinerario costeggiando il Mediterraneo, potendo usufruire dei luoghi di avamposto veneziani, una specie di cordone di sicurezza. Anche il pellegrino diretto a Roma per la visita alle tombe degli apostoli Pietro e Paolo, transitava da Venezia, tant’è che la cosiddetta via Romea era la via dei pellegrini. Il movimento delle genti avveniva comunque per motivi commerciali, ma, si sa, assieme alle merci viaggiano anche le idee. A partire dalla metà del IX secolo, cominciò a diffondersi una terza via di pellegrinaggio, quella di Santiago de Compostela, dopo il ritrovamento della tomba dell’apostolo Giacomo, in Galizia. Fu questa nuova pratica di destinazione un collante politico-militare-religioso sul quale fece affidamento il re delle Asturie per contrastare l’avanzata dei Mori.
Il papa Urbano II farà sognare ai Crociati (popolo, clero e monarchie) insieme alla salvezza dell’anima, nuove terre e ricchezze. La crociata diviene il pellegrinaggio armato diretto ad aiutare i "fratelli d'Oriente" contro l’espansione mussulmana nei luoghi di Cristo. Se l’obiettivo era la riunificazione della Chiesa d'Oriente con la Santa Romana Chiesa, il voler indirizzare le energie della giovane Europa, che la laceravano al suo interno, verso una guerra ritenuta santa, costituiva l’apertura di nuovi mercati.
Anche la rinascita monastica benedettina, che trova i favori della nobiltà feudale, concorre al miglioramento del territorio mediante opere di bonifica e disboscamento, unitamente all’avvio di attività artigianali. Le sedi monasteriali sorgono lungo le strade di traffico e alle necessità dei viandanti provvedono i numerosi hospitali annessi alle abbazie.
Il significato della mostra ”Pellegrini e Ospitalità nella Marca Trevigiana” risiede in questa premessa e l’ente organizzatore, la Società Operaia di Mutuo Soccorso “Lodovico Boschieri” di Crocetta del Montello intravvede nelle antiche forme di solidarietà l’origine del movimento stesso, a livello europeo prima che italiano. Con le trasformazioni avvenute nel tempo, le attuali Società di Mutuo Soccorso, ispirandosi appunto alla fratellanza e solidarietà, perseguono, laicamente e a prescindere da considerazioni strettamente politiche, quegli scopi di aiuto e sostegno agli altri che, anticamente, erano prerogative della Chiesa.
Oggi è lo stato sociale che si fa carico delle necessità primarie dei cittadini ma le tappe di questo percorso hanno origini lontane, e questo cerca di illustrare l’esposizione di Crocetta, con la pretesa di suscitare una nuova riflessione sulla storia di un territorio che ha iniziato con grandi difficoltà il terzo millennio.
Per raggiungere l’obiettivo, la mostra di Crocetta si avvarrà di una serie di pannelli che faranno ripercorrere le storie e le vie dei primi pellegrini, i luoghi di accoglienza ad essi dedicati e i segni della devozione disseminati nella provincia trevigiana.
A Ciano c’è una chiesuola dedicata a S. Pellegrino la cui venerazione risale alla fine del Medioevo. Se queste notizie non hanno una fonte certa ancor più incerta è la figura di Pellegrino. Si dice che fosse un principe nato da Romano, re di Scozia. Rinunciò ai privilegi reali, si spogliò dei propri averi e partì per la Terrasanta. Dopo un soggiorno di quarant’anni ed aver subito ogni persecuzione, uscendone indenne, ebbe l’ispirazione di partire per l’Italia. Fu gettato in mare durante una tempesta e, ancora una volta, riuscì a salvarsi. Visitò le tombe degli Apostoli a Roma e altre città italiane poi, sotto la guida di una stella, si trasferì nella foresta appenninica, liberandola dagli spiriti maligni. Visse da eremita fino all’età di 97 anni. La foresta potrebbe essere il nesso che lega il Santo al Montello. La rappresentazione che ne troviamo all’interno dell’oratorio omonimo è cinquecentesca e si riconduce alla narrazione che di lui fece il religioso Lionello de Nobili. E’ vestito di panni principeschi, biondo e barbuto. Ha le insegne del pellegrino romeo, tiene un mazzo di spighe e schiaccia il demone sotto i piedi. La sua vita rimane avvolta nella leggenda e, nella collocazione di Ciano, la leggenda è avvolta da mistero. Ciò non toglie che questa immagine sia diventata l’emblema della manifestazione di Crocetta.
All’interno di questa esibizione saranno esposte opere d’arte sacra provenienti dalle pievi comunali e, in via del tutto eccezionale, opere lignee già conservate nella demolita Certosa del Montello. Lo scopo è quello di valorizzare ogni espressione artistica esistente nel territorio comunale di Crocetta e di attirare l’attenzione di privati ed enti su alcune opere degne di interventi di restauro conservativo.
In una stagione in cui non si fa altro che dichiarare che la cultura è il nostro patrimonio principale e che può diventare fonte di interesse turistico a beneficio economico del territorio, ognuno è chiamato a coprire il ruolo che gli compete.
La S.O.M.S., attraverso “Pellegrini e Ospitalità” getta il primo sasso nello stagno, non per intorbidire le acque ma per lanciare un messaggio, come quando avviò una Scuola per Arti e Mestieri nel 1914.
Sono trascorsi cento anni da allora e le difficoltà di un secolo, forse uno dei più difficili dell’umanità, ne hanno plasmato il carattere tanto da renderla promotrice di iniziative come questa, coinvolgendo istituzioni, realtà industriali e privati.
Insieme si può.
Tiziano Biasi
- 6 ottobre 2014


S.O.M.S. Società Operaia di Mutuo Soccorso «Lodovico Boschieri»
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