La Piave era l'autostrada di un tempo, la grande via d'acqua che nei secoli ha collegato le Dolomiti con Venezia. Fino alla Grande Guerra, il "fiume sacro alla Patria" era femminile, una madre feconda e generosa, poi è diventato maschile. Oggi, a prima vista, la Piave rappresenta l'emblema di come l'uomo si è allontanato dall'acqua, fonte di vita, sottoponendola a una logica di mero sfruttamento. Lungo tutto il suo corso, infatti, il fiume è stato intubato, canalizzato, cementificato. Il 90% delle acque non scorre piů liberamente e sono rari gli scorci ancora naturali. La ferita piů profonda, incisa sul Monte Toc, è la tragedia del Vajont, tra le province di Pordenone e Belluno.
Resta viva, però, una cultura legata alla tutela delle acque e dell'ambiente: la Piave ancora oggi è un fluire di storie, racconti, memorie. Le persone che abitano lungo il suo corso, dalle sorgenti sul monte Peralba fino all'Adriatico, attraverso le province di Belluno, Treviso e Venezia, parlano di un legame ancora forte, viscerale, con il fiume e l'acqua. Sono loro ad accompagnare lo spettatore in un viaggio emozionale alla scoperta della Piave oggi, delle radici culturali che porta con sé.
Elisa Cozzarini, vive e lavora in provincia di Pordenone. Laureata in Scienze Politiche a Trieste, si occupa da sempre di ambiente. Dal 2009 è iscritta all’albo dei pubblicisti dell’Ordine dei Giornalisti del Friuli Vene- zia Giulia. Collabora con La Nuova Ecologia, il mensile di Legambiente. |