Come annunciato il mese
di novembre è dedicato alla memoria della prima guerra mondiale. Una commovente storia di umanità e fratellanza ispirata ad un fatto realmente accaduto. Giovedì 30 Paolo Malaguti presenterà la sua ultima opera "PRIMA DELL'ALBA" un romanzo che, nel centenario della disfatta di Caporetto, getta una luce nuova sulle scelte di memoria e celebrazione, oblìo e censura, fatte dall'Italia «vittoriosa» attorno al mito della Grande Guerra e al destino dei troppi caduti di quella inutile strage che, a parere di molti, segnò la vera fine della civiltà europea. Lo scrittore, già finalista del premio
Strega 2017 con La reliquia di Costantinopoli, ritorna nell'anno del
centenario di Caporetto con un romanzo storico che ha il sapore del
giallo. Come si può parlare di tale genere quando le vicende
narrate soono quelle della guerra? L'autore lo realizza attraverso due
filoni narrativi. C'è il Vecio (così l'autore ha voluto
chiamare un sopravvisuto della guerra mondiale) che riesce a portare
a casa la pelle, a caro prezzo, anche se il suo destino è segnato
dai troppi orrori del conflitto, non ultimo quello delle facili fucilazioni
dei nostri militari, per futili motivi; e c'è la morte "accidentale"
del generale Andrea Graziani, protagonista di tanti tristi episodi,
avvenuta in circostanze misteriose nei pressi della stazione ferroviaria
di Firenze. L'ispettore Malossi, chiamato ad occuparsi del caso, essendo
stato pure lui in guerra, riesce ad avvicinarsi alla verità dei
fatti ma, poteri superiori che vogliono evitare uno scandalo lo fanno
desistere dall'esprimere le sue convinzioni. Dopo tutto il generale
è il Luogotenente Generale della Milizia Volontaria per la Sicurezza
Nazionale e nel 1931, quando succede il fatto, il regime è impegnato
a consolidare il proprio potere e togliere velocemente dalla scena gli
eventi che possono portare a verità scomode. [nella foto Paolo Malaguti]
Crocetta 24 ottobre 2017 |