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E’ da un po’ che pensavo di proporre qualcosa che valesse la pena di essere narrata in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Le idee sono talvolta frutto di suggestioni che maturano con l'entusiasmo dovuto al ricordo di una scuola che insegnava a ciascuno quale fosse il proprio ruolo, di una famiglia che condivideva i principi e trasmetteva valori come l’amor patrio, per dirla breve concorreva all’educazione civica. Cari amici, a questa tanto vituperata patria, spazzata dalle nostre menti, volevo ispirarmi. Il solo nome che rievoca padre un tempo conduceva al quarto comandamento. Oggi non so neppure se ha senso parlare di comandamenti. Quali sono i valori che ispirano il nostro operare? Su un concetto possiamo essere tutti d'accordo. Non possiamo pensare che i nostri padri fossero tutti dei creduloni e che andassero alla guerra con lo stesso entusiasmo con il quale, da piccoli, giocavamo ai cow-boys e indiani oppure con la stessa eccitazione con la quale i bambini contemporanei giocano le guerre tra alieni, tra personaggi fantastici appunto. L’uomo ripudia la guerra ma è l’essere più aggressivo che esista, nonostante gli insegnamenti di tanti conflitti assurdi e inutili. Si scopre solo dopo che a qualcuno sono giovati. Bisognava inventare qualcosa di diverso, far tacere per sempre gli impulsi di quel sentimentalismo romantico che talvolta ti strozza la gola. Parlandone con il musicista Claudio Dalla Riva e lasciando che le nostre menti divagassero negli ozi estivi maturò questo singolare intento. I fatti d’arme che coinvolsero il territorio di Cornuda, Crocetta, Nogarè e Ciano risalenti al maggio del 1848 non fanno più parte della memoria delle nostre popolazioni, soprattutto della memoria collettiva, patrimonio cui attingere per le scelte del futuro. Si fece strada l’idea che tali eventi potevano ancora essere oggetto di narrazione per ricrearne la forza emotiva e rivisitare la letteratura dei contemporanei degli avvenimenti e di quelli che hanno voluto tramandarli. Li abbiamo letti e riletti, convincendoci come siano ancora la base della nostra identità culturale. Si ritrovano nel manoscritto del Castagna, negli scritti storici di Giuseppe Corso e li possiamo condensare in un detto veneto che il prof. Franco Sartori amava frequentemente citare: “No stemo ’ndar a combatar”. “COMINCIO’ PROPRIO COSI’…” nasce da queste idee come atto unico, e il Risorgimento, almeno per la parte che ci compete, cominciò proprio così e proseguì anche oltre quel 17 marzo 1861. Per noi Veneti si concluse con l’epica battaglia del solstizio. Senza il Veneto e senza Trento e Trieste l’espressione geografica sembrava priva dei naturali contorni nord orientali. Ne è uscito questo lavoro. La forma dell’intervista impossibile mette in risalto due figure lontane nel linguaggio e più ancora nel tempo, quasi che ognuna dialoghi con se stessa. Che cosa potrà chiedere uno studente liceale di oggi a quel Boschieri garibaldino, allontanatosi da casa senza consenso dei genitori, fidando nella loro comprensione e nel loro sostegno economico al solo prezzo di una reiterata richiesta di perdono? Non voglio creare delle inutili forzature né tanto meno fare un’apologia di un’epoca sulla quale si è detto tutto. Magari qualcuno non conosce ancora questo tutto. Gradirei che il pubblico fosse messo in condizione di trarre da sé le conclusioni e di riflettere. Personaggi ed interpreti della rappresentazione: intervistatore studente liceale: Marta Silvia Dalla Riva; Lodovico Boschieri: Francesco Roncen; Giuseppe Castagna di Nogarè, possidente: Claudio Dalla Riva; Giuseppe Corso, storico: Claudio Dalla Riva. Coro e gruppo strumentale Jupiter Voices diretti dal Maestro Marino Meneghetti. Tutti a Ciano allora presso l’ex cinema sabato 19 novembre 2011 alle 20.30. Mi piace ricondurre ai nostri tempi l’incipit di “Da Quarto al Volturno”, con licenza che Giuseppe Cesare Abba perdonerà: “Le ciance saranno finite. Se ne intesero tante che parevano persino accuse. Tutta l’Italia è in armi, accerchiata da un estenuante immobilismo. Tutti gli Italiani non aspettano che un capo… Teniamola stretta questa Italia, teniamola nella mente come se fossimo emigranti: ne sentiremo la nostalgia; amiamola per quella che è, dalle Alpi alla Sicilia, per i suoi giovani, i meno giovani e gli anziani, ognuno col proprio compito da assolvere e non vi è periodo migliore per rinnovare questo impegno come il tempo che stiamo vivendo, il tempo appunto dei suoi 150 anni.
Tiziano Biasi